Saturday, June 05, 2010

ISRAELE HA FATTO BENE A SPARARE

DIECI MORTI TRA GLI AMICI DEI TERRORISTI
ISRAELE HA FATTO BENE A SPARARE

Con la scusa del pacifismo, una flotta di navi voleva violare la sovranità dello Stato ebraico e portare aiuti ad Hamas. I soldati di Gerusalemme l’hanno fermata per controlli e sono stati aggrediti: reazione inevitabile

di
Vittorio Feltri

Q
uello che stiamo per dire non pia­cerà a tutti. Me­glio dirlo prima perché conosciamo molti polli italiani e i lo­ro sentimenti antisrae­liani. La notizia nuda e cruda l’avete appresa ie­ri dalla tivù, dalla radio e da internet. Una flotta di navi carica di pacifi­sti e di aiuti materiali per gli abitanti della stri­scia di Gaza (assediata) è stata intercettata dal­la marina militare di Israele, ed è successo un macello. Si parla di una decina di morti e ventisei feriti. Non era­vamo sul posto (né noi né altri giornalisti) quin­di non siamo in grado di ricostruire l’accaduto se non attraverso fonti ufficiali, quella di Tel Aviv, che ha fermato le imbarcazioni con a bor­do gli amici dei palesti­nesi, e quella della Tur­chia da cui sono salpate
le navi.
Versione israeliana.

La flotta dei pacifisti è entrata in acque israe­liane con l’intenzione di rompere l’assedio di Gaza e di portare alla gente dieci tonnellate di aiuti umanitari. La marina militare l’ha bloccata in obbedienza agli ordini del governo. I soldati sono saliti sulle navi non autorizzate a dirigersi a Gaza: sem­brava una normale ope­razione di polizia e, in­vece, i pacifisti hanno reagito con armi da fuo­co, bastoni, coltelli ecce­tera. La risposta degli israeliani è stata imme­diata e rabbiosa, come sempre avviene in que­ste circostanze, con con­seguenze tragiche. Sul numero delle vittime ab­biamo già detto; vari i fe­riti da entrambe le par­ti.
Versione turca . Non è vero che la flotta sia stata intercettata in ac­que israeliane bensì in­ternazionali, a 70 mi­glia nautiche dalla terra­ferma. Non è vero che i passeggeri fossero ar­mati. Erano saliti a bor­do passando attraverso il metal detector e i rag­gi X; responso negativo. La dogana conferma.
Sia come sia, un dato è sicuro. Gli amici dei palestinesi non aveva­no il permesso di appro­dare in territorio israe­liano, quindi non dove­vano trovarsi in quel punto del mare; è evi­dente che progettasse­ro una azione di forza, forse non calcolando la inflessibilità della mari­na. Inoltre trasportava­no tonnellate di merce
(non zavorra) che avreb­bero scaricato senza l’ok di Israele. Infine non hanno tollerato le ispezioni e ciò ha provo­cato la sparatoria.
A prescindere da chi abbia attaccato per pri­mo, c’è comunque un fatto non trascurabile: Israele è in conflitto da sempre con i palestine­si, ma non lo è col popo­lo sofferente e incolpe­vole, bensì con Hamas che non è un mite parti­to votato ad amministra­re con garbo la sua gen­te; è un grande movi­mento terroristico col quale ogni trattativa è regolarmente finita nel sangue, bombe e roba del genere. Pensare che uno Stato sovrano accet­ti di ospitare chi dà una mano ai suoi nemici è imprudente. Tanto più che, chi va in soccorso dei terroristi, è IHH, cioè un gruppo terrori­stico, come spiega Fiam­ma Nirenstein nel suo articolo.
Il minimo che doveva­no aspettarsi quelli del­la Freedom Flotilla era una raffica di mitra, vi­ceversa sono andati avanti con una tranquil­lità ai limiti dell’inco­scienza: ovvio non ab­biano trovato un sorri­dente comitato di acco­glienza.
Israele è circondato da Paesi più o meno isla­mici che non gli ricono­scono il diritto di esiste­re e meditano (vedi l’Iran) di trasformarlo in un cumulo di detriti mediante bomba atomi­ca. Non è un sogno: è un piano. Basti pensare che nelle carte geografi­che mediorientali non vi è neppure traccia del­l’odiato nemico. Ebbe­ne, se la situazione è questa, è da irresponsa­bili recarsi in determi­nate zone facendo il tifo per chi tenta di cancella­re la patria degli ebrei. I quali si difendono con i denti, e non hanno tem­po per convincere con le buone i pacifisti a ri­nunciare alle loro cro­ciere finalizzate a soste­nere Hamas, una banda di feroci assassini. Spa­rare è più persuasivo.
Per concludere il di­scorso con una semplifi­cazione polemica, desi­deriamo ricordare ai si­gnori pacifisti che, se agiscono da supporto ai terroristi, tanto pacifi­sti non sono, semmai complici dei seminato­ri di morte. E che la rego­la madre è quella di oc­cuparsi dei casi propri; così non ci sarebbero più le guerre e nemme­no
i pacifisti.

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