ISRAELE HA FATTO BENE A SPARARE
Con la scusa del pacifismo, una flotta di navi voleva violare la sovranità dello Stato ebraico e portare aiuti ad Hamas. I soldati di Gerusalemme l’hanno fermata per controlli e sono stati aggrediti: reazione inevitabile
di Vittorio Feltri
Quello che stiamo per dire non piacerà a tutti. Meglio dirlo prima perché conosciamo molti polli italiani e i loro sentimenti antisraeliani. La notizia nuda e cruda l’avete appresa ieri dalla tivù, dalla radio e da internet. Una flotta di navi carica di pacifisti e di aiuti materiali per gli abitanti della striscia di Gaza (assediata) è stata intercettata dalla marina militare di Israele, ed è successo un macello. Si parla di una decina di morti e ventisei feriti. Non eravamo sul posto (né noi né altri giornalisti) quindi non siamo in grado di ricostruire l’accaduto se non attraverso fonti ufficiali, quella di Tel Aviv, che ha fermato le imbarcazioni con a bordo gli amici dei palestinesi, e quella della Turchia da cui sono salpate le navi.
Versione israeliana.
La flotta dei pacifisti è entrata in acque israeliane con l’intenzione di rompere l’assedio di Gaza e di portare alla gente dieci tonnellate di aiuti umanitari. La marina militare l’ha bloccata in obbedienza agli ordini del governo. I soldati sono saliti sulle navi non autorizzate a dirigersi a Gaza: sembrava una normale operazione di polizia e, invece, i pacifisti hanno reagito con armi da fuoco, bastoni, coltelli eccetera. La risposta degli israeliani è stata immediata e rabbiosa, come sempre avviene in queste circostanze, con conseguenze tragiche. Sul numero delle vittime abbiamo già detto; vari i feriti da entrambe le parti. Versione turca . Non è vero che la flotta sia stata intercettata in acque israeliane bensì internazionali, a 70 miglia nautiche dalla terraferma. Non è vero che i passeggeri fossero armati. Erano saliti a bordo passando attraverso il metal detector e i raggi X; responso negativo. La dogana conferma.
Sia come sia, un dato è sicuro. Gli amici dei palestinesi non avevano il permesso di approdare in territorio israeliano, quindi non dovevano trovarsi in quel punto del mare; è evidente che progettassero una azione di forza, forse non calcolando la inflessibilità della marina. Inoltre trasportavano tonnellate di merce (non zavorra) che avrebbero scaricato senza l’ok di Israele. Infine non hanno tollerato le ispezioni e ciò ha provocato la sparatoria.
A prescindere da chi abbia attaccato per primo, c’è comunque un fatto non trascurabile: Israele è in conflitto da sempre con i palestinesi, ma non lo è col popolo sofferente e incolpevole, bensì con Hamas che non è un mite partito votato ad amministrare con garbo la sua gente; è un grande movimento terroristico col quale ogni trattativa è regolarmente finita nel sangue, bombe e roba del genere. Pensare che uno Stato sovrano accetti di ospitare chi dà una mano ai suoi nemici è imprudente. Tanto più che, chi va in soccorso dei terroristi, è IHH, cioè un gruppo terroristico, come spiega Fiamma Nirenstein nel suo articolo.
Il minimo che dovevano aspettarsi quelli della Freedom Flotilla era una raffica di mitra, viceversa sono andati avanti con una tranquillità ai limiti dell’incoscienza: ovvio non abbiano trovato un sorridente comitato di accoglienza.
Israele è circondato da Paesi più o meno islamici che non gli riconoscono il diritto di esistere e meditano (vedi l’Iran) di trasformarlo in un cumulo di detriti mediante bomba atomica. Non è un sogno: è un piano. Basti pensare che nelle carte geografiche mediorientali non vi è neppure traccia dell’odiato nemico. Ebbene, se la situazione è questa, è da irresponsabili recarsi in determinate zone facendo il tifo per chi tenta di cancellare la patria degli ebrei. I quali si difendono con i denti, e non hanno tempo per convincere con le buone i pacifisti a rinunciare alle loro crociere finalizzate a sostenere Hamas, una banda di feroci assassini. Sparare è più persuasivo.
Per concludere il discorso con una semplificazione polemica, desideriamo ricordare ai signori pacifisti che, se agiscono da supporto ai terroristi, tanto pacifisti non sono, semmai complici dei seminatori di morte. E che la regola madre è quella di occuparsi dei casi propri; così non ci sarebbero più le guerre e nemmeno i pacifisti.
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